giovedì 28 febbraio 2013

CARATTERISTICHE DI BASE DELL’ILLUMINAZIONE

Le sei caratteristiche dell’illuminazione da tenere sempre in considerazione sono: qualità, direzione, contrasto, uniformità, colore e intensità.

QUALITA’

Il modo migliore di descrivere la qualità della luce è osservare il tipo di ombre che proietta. Le ombre possono essere dure e nette, o morbide e sfumate. Una luce cruda viene prodotta da una sorgente compatta, puntiforme come un faretto lenticolare, un proiettore, un piccolo flash, una lampadina, un fiammifero o la luce diretta del sole e della luna.
Queste sorgenti molto diverse tra loro sotto altri aspetti, come l’intensità o il colore, ma tutte producono ombre nette. Le luci più più morbide sono prodotte da sorgenti di ampia superficie. Potrebbe essere il cielo completamente coperto di nubi, o la luce blu del cielo a nord, una lampada o un flash con una grande parabola riflettente, oppure un gruppo di tubi fluorescenti. Si può trasformare una sorgente di luce diretta in luce diffusa interponendo tra lei e il soggetto un foglio di materiale traslucido. Più il diffusore è grande e più è posto vicino al soggetto, tanto più l’ombra risulterà morbida. Allo stesso modo si può dirigere la sorgente di luce diretta verso una grande superficie riflettente opaca, come un ombrello di tela bianca, un cartone, un soffitto o un muro, e sfruttare solo la luce riflessa. Anche la trasformazione opposta è possibile. Si può bloccare la luce di una sorgente diffusa con un cartone nero, lasciando solo un piccolo foro. In interni, socchiudendo le persiane delle finestre si può ottenere una luce cruda anche se il cielo fuori è coperto. Le dimensioni e la distanza della sorgente influiscono anche sulle caratteristiche dei riflessi delle superfici lucide degli oggetti. Una luce diretta provoca riflessi intensi, molto brillanti. Un esempio tipico sono i riflessi bianchi presenti sugli occhi dei soggetti fotografati. Ricordate che i riflessi hanno sempre la forma della sorgente luminosa che li ha creati. Una luce morbida provoca macchie luminose più estese e meno brillanti, che talvolta coprono tutta la superficie colorata rendendola meno satura di colore.


DIREZIONE

La direzione della luce determina la distribuzione dell’illuminazione e delle ombre sul soggetto, ossia influisce su come appaiono la forma e l’aspetto superficiale dell’oggetto nella fotografia. Dato che in una ripresa potrete collocare la luce dove volete soprattutto se avete la libertà di movimenti con la sorgente luminosa attorno al soggetto, le vostre possibilità espressive sono infinite. Se la luce è inamovibile, si può spostare il soggetto o aspettare l’ora in cui il sole illumina il soggetto nel modo desiderato. Noi consideriamo naturale l’illuminazione proveniente dall’alto, del resto è questa la condizione della luce del giorno. Se illuminate un soggetto dal basso lo rendete drammatico, tetro, macabro, persino minaccioso. La luce frontale vicino al punto di ripresa forma ombre ridotte e quindi appiattisce l’immagine e non permette di cogliere l’aspetto tridimensionale del soggetto. Le superfici riflettenti rimandano la luce direttamente nell’obbiettivo. La luce laterale o dall’alto contribuisce invece ad accentuare le ombre e quindi ad esaltare la materia delle superfici ed evidenzia la forma e la tridimensionalità degli oggetti. La luce alle spalle del soggetto (controluce) mette in risalto i contorni e forma profili netti, ma si perderanno quasi tutti i dettagli, perché sono in ombra e il soggetto apparirà piatto . Tutti questi cambiamenti sono possibili sia con la luce diretta sia diffusa, ma sono più evidenti con un’illuminazione diretta perché crea ombre nette e precise.

CONTRASTO

Il contrasto nell’illuminazione è il rapporto tra luce delle parti più chiare e quelle più scure del soggetto. Le pellicole fotografiche non possono registrare l’intera gamma di luminosità che riesce a distinguere l’occhio umano. Questo significa che se esponete correttamente le parti illuminate, le ombre risulteranno scure e prive di dettagli, anche se ad occhio nudo riuscireste a distinguerli. Al contrario, se esponete correttamente le ombre, le parti illuminate risulteranno bruciate. Troverete maggiori difficoltà con una luce diretta laterale o dall’alto, mentre le parti illuminate mostrano benissimo le forme e l’aspetto superficiale, si formano ampie zone di ombre piatte e prive di contenuto. Per far risaltare i dettagli delle ombre dovrete schiarirle utilizzando un’altra sorgente diretta, dalla parte opposta alla prima, ma in questo modo si formeranno due ombre incrociate, che possono risultare innaturali e creare confusione.
Una soluzione migliore è quella di posizionare un pannello riflettente opaco rivolto verso le ombre, in questo modo bilancerete la luce diretta con una luce diffusa.







UNIFORMITA’

L’illuminazione risulterà difficilmente uniforme se proviene da un flash o da un faretto lenticolare troppo vicino al soggetto. Raddoppiando la distanza di una sorgente puntiforme, l’intensità della luce si riduce ad ¼ . In pratica, se illuminate lateralmente dalla distanza di 1 metro una natura morta che occupa uno spazio di 1 metro, otterrete che il lato vicino alla luce sarà quattro volte più luminoso della parte lontana. Se volete limitare questa differenza basta allontanare in linea retta la luce a 2 metri.

COLORE

La maggior parte delle sorgenti di luce usate in fotografia emette luce bianca, una mescolanza di tutti i colori dello spettro visibile. La loro costruzione è molto diversa dalle lampade per uso domestico, ricche di giallo, rosso e polvere blu , e dai flash elettronici che hanno una dominante blu. Tutte le sorgenti di luce sono caratterizzate da una temperature di colore: più elevato è il valore in gradi Kelvin, più azzurra è la luce. Fotografando a colori soprattutto con diapositive, bisogna fare attenzione ad usare pellicole progettate per l’esatta temperatura di colore presente. Normalmente è di 3.200° K ( pellicole per luce artificiale al tungsteno) o 5.500° K (pellicole per luce diurna). Altrimenti necessario un filtro di correzione che adegui la luce presente a quella su cui è tarata la pellicola. Se tutta l’illuminazione sul soggetto ha la stessa temperature di colore si può montare il filtro sull’obbiettivo. Se la luce è mista, bisogna filtrare una delle sorgenti, per portarla alla temperatura di colore dell’altra e usare una pellicola che si adatta. Alcune sorgenti non producono una gamma completa di lunghezze d’onda, per cui non possono essere filtrate. Questa composizione cromatica della sorgente luminosa è pressoché influente nella fotografia in bianco e nero, ma luci fortemente colorate possono provocare una variazione nei toni di grigio. La maggior parte delle macchine digitali, ha una sensibilità al colore che può essere modificata a piacimento. Il sensore CCD è realizzato con un mosaico di filtri rossi, verdi e blu posto di fronte ad ogni unità di ricezione ottica, mentre l’immagine finale è composta interpolando questi dati di partenza attraverso il sistema operativo della macchina fotografica stessa. Le macchine fotografiche digitali offrono spesso il bilanciamento del bianco automatico, ma volendo è possibile anche alterarlo in seguito al computer con un programma.




L’INTENSITA’ DELLA LUCE

L’uniformità della luce è indipendente dal contrasto e dall’uniformità. Dovete sempre tener presente che l’occhio umano può essere ingannato da condizioni di luce estrema. L’esposizione della macchina fotografica, in abbinamento alla sensibilità della pellicola, controlla direttamente la luminosità dello scatto. Questo significa che l’intensità della luce influisce indirettamente sia sull’effetto di mosso sia sulla profondità di campo: un’illuminazione intensa e una pellicola molto sensibile consentono, per esempio, di usare diaframmi chiusi e tempi veloci. Con un’illuminazione molto debole e tempi di posa lunghi, nelle pellicole policromatiche si può verificare un’alterazione degli stessi colori. L’emissione luminosa delle lampade al tungsteno da studio si può misurare in watt e quella dei flash elettronici in watt/secondo. Lampade molto potenti, 1000 watt o più, producono anche molto calore e sono poco pratiche da usare in studio. Qualche volta è necessario usarle con un diaframma molto chiuso, per avere, ad esempio, una grande profondità di campo o per illuminare un’area molto vasta. Ecco perché in studio fotografico si utilizzano torce flash molto potenti. La potenza del flash può essere ridotta, mediante un apposito selettore, alla metà o a un quarto senza modificare la temperatura di colore. Alcuni flash portatili misurano anche la luce che viene riflessa dal soggetto e controllano automaticamente la durata del lampo. Si può anche aumentare la potenza di un flash accendendolo più volte durante il tempo di esposizione. Il modo migliore per diminuire l’intensità della luce al tungsteno è di anteporre alla lampada una lastra di acetato, una reticella metallica o spostare l’intera luce più lontana dal soggetto. Si può anche usare un resistore per ridurre il voltaggio di alimentazione, ma solo con il bianco e nero, perché in questo modo varierebbe anche la temperatura di colore.





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